Le spiritosaggini più tardi, fra qualche riga. Andrà invece considerato innanzitutto che questo ragazzo di 26 anni è come un esperimento vivente, una sorta di esploratore pop che ha tenuto insieme il calcio e il suo tabù più invincibile e antico, il sesso, facendo il difensore in Campania e l' attore porno in Ungheria negli stessi giorni, per oltre un anno.
Davide Iovinella è nato, vive e gioca a Marcianise, 40 mila abitanti, la capitale italiana della boxe, una terra di pugili usciti dalla scuola del maestro Mimmo Brillantino. Si sente elegante e cattivo «come Sergio Ramos». È partito che gli amici lo chiamavano Dadà ed è tornato con un nome in più, «in arte Davide Montana», secondo la suprema volontà di Rocco Siffredi, il re dell' hard che lo ha accolto nella sua Academy.
Due mondi lontani che Iovinella giudica compatibili. «Corsa, piscina, carboidrati, vino rosso. Ho dovuto lasciare la serie D - ero nel Pomigliano - per reggere. È un campionato già impegnativo, quello: si viaggia, non avrei avuto l' energia né il tempo né l' autorizzazione da parte della società a trattenermi otto o nove giorni al mese in Ungheria per le riprese. Giocando in Promozione si può».
Nel calcio campano parlano di Iovinella come di un ragazzo che aveva i mezzi per fare il professionista, «ma amava troppo la dolce vita». Anche nel circuito del porno ora dicono di Montana le stesse cose, potrebbe fare il professionista, ma ama troppo il calcio per lasciarlo. «Gli allenatori mi hanno insegnato a rispettare gli avversari, Rocco Siffredi a rispettare le donne. Per loro è ancora più difficile, alcune sono madri. È stata la prima raccomandazione quando sono iniziate le lezioni. Lui insegna, spiega, teorizza. Un maestro. Avevo anche un insegnante di vocalità per le scene verbali. Per conto mio ho preso lezioni di dizione. È quando arriva il momento della pratica che scopri di essere sotto esame tutti i giorni».
Questa è l' Academy raccontata da un calciatore che ha conosciuto l' opposto, la noia dei ritiri. «Cinque ore sul set al mattino, altre cinque o sei la sera per i live streaming, sì, delle sessioni hard con richieste da casa. Non so nemmeno in quanti film sono apparso. Una decina, credo. Non mi sono mai rivisto, non è una mia curiosità.
Credo che proverei imbarazzo e non piacere. Porno ne guardavo e ne guardo ancora, rispetto a partite di calcio in tv diciamo 50 e 50. La visione di un porno consente di raccogliere i tabù e smontarli. Ti trovi di fronte a esperienze che nella vita forse non hai provato, ma che nessuno credo rifiuterebbe. Ho dovuto passare diversi provini. All' inizio, come posso dire, basta solo dimostrare di essere a proprio agio fra tre o quattro ragazze. Io ci riuscivo».
Su come Davide ci sia finito dentro, girano più versioni. La voce di popolo a Marcianise lo descrive come un apprezzato accompagnatore di donne mature per un sito di incontri: le recensioni lo avrebbero introdotto nel circuito. Lui racconta che sono stati i compagni di squadra del Pomigliano a invogliarlo, perché i più forniti della virtù meno apparente nella tribù del calcio non passano inosservati, fanno leadership, determinano gerarchie, ottengono sudditanza. «Di sesso negli spogliatoi si parla molto. Che hai fatto ieri sera, chi hai conosciuto, cose così.
I calciatori sono lupi a caccia. In più c' è quel momento lì che crea un' intimità superiore». Quel momento lì è la doccia, dove nascono soprannomi legati al lato A, in pubblico spiegati con qualche bugia e molte omissioni. I più celebri: Nasone, Anaconda, Spadino. Ogni tanto qualcuno ne parla e fa cadere il velo.
Kakà andò dieci anni fa alle Iene a fare la classifica, Sacchi nel suo ultimo libro ha indugiato per qualche pagina sulle doti di Gullit e dell' inglese del Pisa, Paul Elliott. «In Academy nessuno si preoccupa di misure, conta la percezione visiva. Io conosco la mia solo perché per scherzo una sera una ragazza voleva togliersi la curiosità. Ho fatto sesso per la prima volta a 12 anni. Non avevo idea di cosa fosse, non ne sapevo niente, organizzò tutto lei, che ne aveva 17. Il calcio è bigotto, un posto pieno di gente convinta che il sesso faccia male. Non è vero, nemmeno prima delle partite.Dipende dal fisico, dal partner, dalla posizione. In piedi meglio di no, sforzi le gambe. Un conto è fare l' amore con la tua donna, un altro è rientrare alle 6 del mattino. Ora per i compagni sono quello esperto a cui chiedere un consiglio su - sto cercando le parole giuste - ...su una posizione speciale o su come durare di più. Qualche volta me lo chiedono pure gli avversari. Sembra siano tanti amici miei. È la conferma che tutti hanno le mie stesse fantasie ma pochi hanno il mio stesso coraggio. Reggere un' erezione sul set per cinque ore è una questione di testa. Più hai testa, più lavori. Sul set non bisogna piacersi. Può capitare anche di girare con partner per le quali in un contesto diverso non proveresti alcuna attrazione. Il segreto è non dimenticare che stai lavorando, non sei lì per provare piacere ma per darne a chi guarderà il film. Il sesso si fa con la testa, il calcio anche. È tutta determinazione».
La famiglia Iovinella è composta da un padre elettricista, una madre casalinga, quattro fratelli, una sorella. «Tutti consenzienti. Una sera ci siamo seduti a tavola e ho comunicato quello che avevo in mente. Mio padre rispose: va bene, ma stai attento, non fare nulla che danneggi la tua salute. Aveva capito che il porno era un lavoro. Ogni giorno, prima di girare, ci si sottopone a esami del sangue e delle parti intime.
Dopo due ore arrivano i risultati dei test. Neppure mamma e mia sorella ebbero da ridire, poi ovviamente un film mio non l' hanno visto mai, mio padre e i miei fratelli sì. I porno non sono tutti uguali. Hanno più di un genere. Io li ho attraversati tutti. Ho una sola legge. Tutto quello che la natura consente, fra adulti si può fare. Si guadagna bene. Anche 1.500 euro al giorno. Ho guadagnato più da attore che da calciatore, nel periodo in cui facevo le due carriere insieme».
Ora i film sono sospesi, il calcio gli ha portato in pochi giorni la vittoria in campionato, in Coppa Italia e il premio come miglior difensore fra i dilettanti campani. «Ero arrivato a un livello dell' hard per cui potevo solo diventare professionista ma non volevo lasciare il calcio. Il calcio viene prima. Adesso mi sento come quando lasci una fidanzata e continui a pensare a lei. Ero single mentre lavoravo all' Academy, lo sono di nuovo dopo una storia di sette mesi con una ragazza che sapeva tutto.
Ogni tanto in strada mi sento osservato, solo una minoranza trova la forza di chiedermi se sono proprio Davide Montana. Non sono un tipo spavaldo, non racconto volentieri i fatti miei, ma a Marcianise tutti sanno tutto. Non devo nascondere niente. Da un po' al campo alleno anche i bambini di 10 e 11 anni, nessun genitore mi fa problemi, ma vengono a portarli e a prenderli sempre e solo i padri. Non è strano, no?». Ah, le spiritosaggini: chi dice che è un duro lavoro, chi chiama Davide il membro della squadra, chi lo avverte di stare attento ai falli da dietro, chi trova che sarà impossibile fargli passare la palla tra le gambe. So' ragazzi.
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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