E' noto che il calcio è diventato un business che ovviamente oltre a dare la visibilità necessaria per chi si avvicina a tale mondo, deve comportare un ritorno.
In passato, questo connubio tra calcio e business era molto sfumato in quanto, per esempio, tra i presidenti del Taranto, la maggior parte di essi ha coniugato, abbastanza egregiamente, questi due aspetti, taluni, invece, a dir la verità un esiguo numero, sono stati armati di sola passione. In qualche occasione per far quadrare il business, il raggiungimento del risultato sportivo, raggiunto subito a qualunque costo, ha comportato, nel tempo, un "redde rationem" che ha comportato per alcune società calcistiche la sparizione dal mondo calcistico costringendo le piazze rappresentate a ripartire da zero.
E se il Taranto è ripartito ben due volte da zero, la prima nel 1993, all'indomani della cancellazione dalla serie B e ripartenza dalla serie D, la seconda volta avvenne dopo un campionato eccezionale, nell'era D'Addario, torneo macchiato da sette punti di penalizzazione che compromisero il risultato finale (diretta promozione in B) e partecipazione ai play off , sfumati pur avendo il fattore campo a disposizione a favore della Pro Vercelli.
Nel 2012 - 2013 si disputò nuovamente il campionato di serie D e dopo il primo anno di assestamento, gli anni successivi di serie D, hanno visto gli ionici, sempre partecipare ai play off, con tante finali ed una sola semifinale fallita (con il Fondi). Le delusioni ottenute a seguito di programmi ambiziosi disattesi hanno disamorato parzialmente il grande pubblico, scettico delle compagini societarie fin dal loro insediamento che hanno, di fatto, allungato le sofferenze, le amarezze, la permanenza nel quarto campionato nazionale o, meglio ancora, nel massimo torneo dei dilettanti, fino al 1993, uno sconosciuto, ma già frequentato, con l'attuale, per ben 11 volte.
In questi giorni si ritorna a parlare del caso Matera, dopo che i lucani erano arrivati in terza serie alla fine della stagione 2013 -2014, dopo quel famoso 30 marzo, nella settimana precedente al big match di ritorno,quando il nostro Claudio Miale denunciò alla società ionica di essere stato avvicinato da un emissario materano, ex direttore sportivo rossoblu, per un tentativo di addomesticare il match. La gara terminò 1 a 0 (grazie al goal di Molinari), i rossoblu ebbero anche l'occasione di sorpassare i materani, ma, alla penultima giornata, nella sciagurata trasferta di Marcianise, sfumò il sogno e ci fu il via libera ai bianchi azzurri della Basilicata.
Il caso Matera, dopo oltre un anno, emise il suo verdetto, ovvero il riconoscimento di tale tentativo di combine, la penalizzazione di 4 punti in primo grado (ridotti a poi a due) comportò un grande rammarico per i rossoblu, ma il club della Città dei Sassi ebbe delle stagioni esaltanti, alla caccia della serie B, con il suo patron, noto imprenditore attivo nel settore dei rifiuti, a dispensare rose e fiori ai sostenitori. Nel contempo nelle successive stagioni, tra pagamenti ritardati ai tesserati e irregolarità di carattere amministrativo, fioccavano punti di penalizzazione che, ovviamente, tarpavano le ambizioni dei lucani, fino all'epilogo, iniziato la scorsa estate.
Il patron venuto da una cittadina della provincia barese, in fretta e furia, cedette il pacchetto di maggioranza ad un altro imprenditore arrivato come il salvatore dalla Campania, precisamente da Avellino, che con il suo arrivo ha scoperto il classico vaso di Pandora.
Una mole di debiti, di svariati milioni di euro, ha comportato l'inizio di stagione più o meno decoroso, poi, dopo dicembre, il crollo verticale.
E qui venivano in mente i problemi del Taranto di D'Addario, dopo il dicembre 2011, quando iniziò a ricevere i punti di penalizzazione, ben sette alla fine, che segnarono la storia di quel campionato e la fine della chimera serie B.
Per i lucani, aggrappati alla speranza di risollevarsi, grazie ad improbabili alleanze con alcuni patron e big di serie A, nonché consiglieri federali, già penalizzati di otto punti inizialmente, ridotti a sei in appello, e quindi sanzionati con 26 punti, per le innumerevoli vertenze ricevute dai tesserati e disattese, senza una campagna acquisti da poter effettuare, con la squadra juniores a fare da sparring partner, erano tutti segnali che la barca iniziava a colare a picco.
I 1500 tifosi abbonati hanno visto i loro soldi bloccati a causa delle vertenze con i tesserati e , nelle ultime gare, a non poter essere presenti neanche di persona, causa l'imposizione delle porte chiuse, per problemi organizzativi e di sicurezza.
Domenica prossima, con la terza rinuncia già ufficializzata e dopo l'ennesimo punto negativo ricevuto, nuova penalizzazione in classifica (si andrebbe dal - 16 al - 18), si scriverà la parola fine del calcio a Matera.
Fermo restando che potrebbe dispiacerci per i tifosi materani, soggetti inconsapevoli per questa triste situazione (a dir la verità subita anche da noi per ben due volte), come non ricordarci , nell'anno della loro promozione gli sberleffi, le offese e quant'altro, da chi, con spocchiosità, sosteneva che la provincia avesse battuto, e superato, la città, comportamento ineducato manifestato proprio da alcuni supporters bianco azzurri.
A distanza di sei anni, come in una sorta di ruota del destino che riporta la realtà dove l'avevamo lasciata già da quel famoso 30 marzo, i lucani, tesi a deridere i tarantini, oggi sono in difficoltà perché consci che, per loro, la giostra della C e del calcio nazionale di terza serie è agli sgoccioli e si compirà sicuramente entro la fine di febbraio.
Il futuro nebuloso e a tinte fosche non si sa cosa gli proporrà, ma già una formazione della terza categoria potrebbe prendere lo scomodo testimone.
Cosa ci lascia questo insegnamento per noi, che quest'anno stiamo tentando la scalata alla serie C, soprattutto dopo questi ultimi due mesi condotti come una perfetta macchina da guerra?
Innanzi tutto si deve arrivare all'obbiettivo con le proprie lecite forze, nel momento giusto e quando le condizioni lo permettano. Quindi, come più volte ribadito dai vertici societari, sempre con un occhio all'aspetto tecnico coniugandolo con il bilancio, senza spropositi e soprattutto badando a compiere il passo secondo la propria gamba.
Attualmente sembra che questo spezzone di campionato abbia mandato dei messaggi giusti ed inequivocabili verso il Taranto, affinché possa coronare il matrimonio con la terza serie nazionale, pur badando a quanto le concorrenti stanno facendo, per centrare lo stesso obbiettivo dei rossoblu.
Domenica, una gara difficile da interpretare attenderà i ragazzi di Panarelli, ma le doti tecniche e la qualità dei singoli nonché della squadra potranno fare la differenza nei confronti degli oplontini, sempre al cospetto dell'impagabile popolo rossoblu che sicuramente spingerà gli undici in campo a superare di slancio questo ostacolo che appare insidioso in quanto ci sono tre ex, da mister Campilongo, sfortunata la sua guida tecnica nell'anno precedente al ripescaggio, ad Alvino, un vecchio baluardo rossoblu e, al fresco ex, Diakitè, quest'anno sfortunato protagonista in riva allo Ionio.
Buona gara a tutti coloro che saranno presenti alla Iacovone ed in bocca la lupo vecchio Taranto, Erasmo, da lassù vedrà le tue gesta e vorrà sicuramente che il suo nome, nel quarantunesimo anno della sua scomparsa, sia degnamente onorato affinché il filo indissolubile con questi magnifici colori dia ulteriore spinta a riscattare anni bui, difficili, da cui ci si è sempre ripresi, a volte scrivendo pagine belle e commoventi.
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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