Fame di vincere. Quel sentimento che prova chi ha un costante bisogno di superare i propri limiti, spingersi oltre e voler arrivare sempre primi al traguardo. Animo da vincente, senza paura di guardare avanti e con incredibile e viscerale assuefazione ad ambienti, luoghi e squadre. Tutto questo, è stato, ed è racchiuso nel cuore e nella mente di Antonio Nocerino. L’ex centrocampista di Milan e Juventus classe 1985, partito dalla sua casa di Napoli a soli 13 anni per diventare un grande calciatore. “Per essere arrivato a questo livello ho preferito prendere la rincorsa, ho voluto che la mia carriera fosse un crescendo”. Dall’esordio in Serie B a 18 anni in un Palermo-Avellino, passando per la Juve e la Champions League col Milan. Ora per Nocerino è tempo di accettare una nuova sfida, infatti, dallo scorso 9 luglio è stato nominato coordinatore della metodologia del settore giovanile e allenatore della Primavera del Potenza.
Quattordici squadre in sedici anni di carriera. Il cambiamento non ha mai spaventato Antonio Nocerino, neanche quando a soli 14 anni ha deciso di andare via da casa: “La mancanza dei miei genitori era tanta, ma la voglia di arrivare era ancora più forte. Io piangevo tutte le sere, ma a mia mamma non l’ho mai detto. Quando sono andato via di casa mi disse ‘se piangi e hai voglia di tornare, noi siamo qui’“. Da Napoli a Torino, sponda Juventus: “Ho fatto tutto il settore giovanile fino alla Berretti. Quando inizi a giocare a calcio hai un sogno e non sempre questi si realizzano. Avevo voglia, fame: volevo giocare e divertirmi. Questo mi ha spinto fin dove sono arrivato. A 18 anni ho avuto l’opportunità di fare la Serie B con l’Avellino, allenava Zeman“.
Il boemo e i giovani, un binomio spesso accomunato. Fiducia, la solita fame e non conoscere i propri limiti. Zdenek Zeman a 360 gradi: “Mi ha dato la cultura del lavoro, la voglia di non mollare. La preparazione era dura, sapevo però che quell’anno mi poteva dare una spinta per la mia carriera. Quel momento lì mi è tornato utile quando ho giocato al Milan, alla Juve, al Palermo e in Nazionale. Mi ha insegnato a non risparmiarsi. Mi diceva sempre che i limiti non esistono, tu il massimo fin dove puoi spingerti non lo scoprirai mai“. Passione, tenacia e non mollare. “Non tutti abbiamo il talento, ma con il duro lavoro raggiungi i tuoi obiettivi”.
Da nord a sud. Per l’ennesimo cambiamento. La vita e la carriera di Antonio Nocerino sono state questo, un giro d’Italia lungo sedici stagioni per conoscere, apprendere, studiare. “Sono sempre stato una persona curiosa”. Tante esperienze, prima di arrivare in alto: “Ogni squadra, ogni posto ti lascia sempre qualcosa. La carriera di un calciatore è come un puzzle. Certi ambienti compongono un pezzo più grande, altri più piccolo. Ho sempre cercato di trovare il lato positivo. Tutti i posti che ho conosciuto mi hanno dato quel qualcosa in più per essere pronto per altri tipi di palcoscenici”.
La fame e la passione del calcio del sud, i derby, ma soprattutto l’importanza della vittoria: “L’atmosfera del calcio del sud ti abitua anche a vivere poi la Champions League o partite di cartello in Serie A. Sono ambienti che tu hai già vissuto in proporzioni differenti”. Dal derby della Sicilia a Barcellona-Milan, ma quale è stata la sfida più bella della carriera di Nocerino: “I derby del sud ti danno passione. Ma la Champions League è un altro mondo. La canzone, l’atmosfera, il modo di arrivarci. È un altro sport”. Una serie incredibile di prime volte, con esordi mai banali: “La mia prima partita tra i professionisti fu Palermo-Avellino, in Champions Barcellona-Milan. Non amichevoli. In Premier invece Chelsea-West Ham. Partite piene di emozioni”.
Lavorare per raggiungere un obiettivo. Il ritratto di Antonio Nocerino. Dal sud al nord, in questo caso. Andata e ritorno. Prima con la speranza, poi con il sogno e infine con la consapevolezza di avercela fatta.
Autore: Redazione 1 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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