Potrebbe essere una svolta epocale quella che si sta preparando in casa Udinese. La famiglia Pozzo sarebbe vicina alla cessione di una parte del club a un fondo d’investimento americano, già attivo sul territorio friulano avendo rilevato in tempi recenti una delle grandi aziende Made in Friuli. Un accordo preliminare sarebbe già stato siglato: mancherebbe soltanto l’ufficialità, ma i contorni dell’operazione sembrano già delineati. Si parla di una valutazione complessiva di oltre 150 milioni di euro per un progetto ambizioso che potrebbe portare nuova linfa economica e gestionale al club bianconero.
Un modello all’Atalanta?
La trattativa sembrerebbe ispirarsi al modello della partnership tra la famiglia Percassi e il fondo americano Bain Capital, che ha preso parte al capitale dell’Atalanta senza stravolgere l’assetto gestionale. Anche in questo caso, i Pozzo potrebbero mantenere una quota significativa e continuare a controllare direttamente la gestione sportiva, come fortemente voluto dal patron Giampaolo Pozzo. Una soluzione che permetterebbe alla società di preservare identità e know-how ma allo stesso tempo di aprirsi a nuove risorse economiche, sempre più indispensabili per rimanere competitivi nel calcio moderno.
39 anni di storia e una società modello
Dal 1986 a oggi, i Pozzo hanno scritto pagine storiche del calcio italiano e friulano: 29 stagioni consecutive in Serie A, una qualificazione in Champions League (2005), e diverse presenze nelle coppe europee. A coronare tutto, dal 2016, uno stadio di proprietà tra i più moderni d’Europa, fiore all’occhiello di un club spesso citato come esempio di sostenibilità economica e gestionale. Un asset strategico che fa gola a molti: moderno, funzionale, simbolo di un club allineato ai modelli più avanzati, il teatro della finale di Supercoppa UEFA ad agosto, un evento internazionale che accenderà i riflettori su Udine e rafforzerà il brand del club. Un’opportunità unica per crescere commercialmente e strutturalmente, attirando sponsor, eventi e nuove forme di ricavi. L’Udinese, insomma, è una società sana, con bilanci in ordine, infrastrutture di primo livello, un settore giovanile vivo, e un modello di scouting tra i più evoluti al mondo. Non sorprende quindi che faccia gola da tempo a investitori esteri, attratti anche da un territorio strategico e una tifoseria compatta.
In questa trattativa delicatissima, un ruolo chiave sarebbe quello di Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese e da anni figura centrale nel club bianconero. Sarebbe stato lui, su mandato della famiglia Pozzo, a condurre i negoziati con il fondo americano, con cui avrebbe già lavorato su altre operazioni in passato. L’incontro decisivo, stando ai rumor, si sarebbe tenuto mercoledì sera e avrebbe portato a un pre accordo, con il closing previsto a campionato concluso, evitando così di interferire con gli ultimi impegni stagionali.
E adesso?
Resta da capire quale sarà l’effettivo perimetro dell’operazione: sarà una semplice quota di minoranza o si andrà verso una partnership con diritto di prelazione per il futuro? Di certo, l’ingresso di nuovi capitali rappresenta un’opportunità da non sottovalutare per rinnovare ambizioni e strategie, ma pone anche interrogativi sul futuro assetto societario. I tifosi attendono con curiosità e un filo di apprensione: perché dopo quasi 40 anni, parlare di un’Udinese non più solo "di casa Pozzo" è qualcosa che non può lasciare indifferenti.
Se confermata, questa transizione segnerà un nuovo capitolo nella storia di un club che, da sempre, ha saputo reinventarsi. L’obiettivo, oggi più che mai, dev’essere quello di costruire un futuro competitivo, solido e ambizioso, all’altezza di un’eredità importante. E magari, anche con un pizzico di sogno in più.
Autore: leov / Twitter: @tuttopotenza
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