Se Giacomo Modica è colui che, dopo tanti anni di caccia all’erede di Zeman, sta dimostrando sul campo di potersi fregiare di questa etichetta scomoda, c’è da dire che la terra di Calabria è terra di rimonte zemaniane.
Domenica scorsa a Rende la Cavese di Modica è andata sotto 3-0 nel primo tempo. Poi si scuote, Fella accorcia le distanze, De Brasi para un rigore e nel finale, (89’ e 95’) lo stesso Fella e Bacchetti (ve lo ricordate?) recuperano fino al 3-3 siglato dall’ex difensore del Pescara all’ultimo respiro. Sempre da quelle parti, anno del Signore 2002, fu la Salernitana di Zeman a recuperare uno 0-3 nel primo quarto d’ora di gioco. Eravamo più o meno di questi periodi, tra il freddo dell’inverno imbolsito ed un primo raggio di primavera. Ricordi ormai sfocati. Nel primo quarto d’ora, Sculli fece il Maramaldo, portando i pitagorici sul 3-0. Poi, nel finale, Vignaroli ed un super Bellotto firmarono un’impresa di cui se ne ha ancora memoria. Un’impresa analoga a quella compiuta dalla Cavese.
Eppure, a sorpresa, succede che la società del numero uno del sodalizio blu-foncé Massimiliano Santoriello ordina il ritiro ed il silenzio stampa. Santoriello pare non aver gradito l’atteggiamento in campo della squadra nel corso del primo tempo.
Anche quanto fatto oggi dalla Cavese avrebbe dovuto e potuto fare storia. Una squadra partita dopo il ripescaggio estivo con l’obiettivo-salvezza, costruita dal ds Pavone e da Giacomo Modica puntando su uno zoccolo duro, composto dal gruppo che con il tecnico siciliano ha ottenuto buoni risultati a Messina in serie D l’anno prima, integrato da pochi confermati (tra cui le attempate bandiere Favasuli e De Rosa ed il talentuoso ma incompiuto Fella) ed ancor meno elementi di categoria. Ai nastri di partenza, la Cavese è all’ultima fila della starting-grid. Soltanto la Paganese sembra sulla carta avere qualcosa in meno. Come accorciare il gap con le altre concorrenti? Lavorando di più sul campo. E meglio. Ed è così che domenica dopo domenica, punto dopo punto, gli aquilotti di Modica compiono una prima impresa. Riescono, infatti, a non essere mai coinvolti nella lotta per non retrocedere, togliendosi anche lo sfizio di compiere qualche impresa. Spicca in tal senso il 3-0 esterno di Reggio Calabria.
Ma si sa che Cava ha fame di calcio. Dal 2011 fino a quest’estate, nelle colline care a Metello, il calcio ha assunto per tifosi ed appassionati le sembianze di una via crucis tra fallimenti, cambi di proprietà, annate tra i dilettanti regionali, risalite e delusioni.
Il presidente Massimiliano Santoriello è tra quelli che si definiscono tifosi delle proprie squadre. E decide di alzare l’asticella, spinto dalla posizione tranquilla in graduatoria, provando a fare un non meglio definito “qualcosa in più”. Ed ecco che nella città della badìa iniziano ad arrivare elementi caratterizzati da un tasso tecnico superiore ai ragazzi già presenti in rosa. Arrivano alla corte di Modica lo spagnolo Miguel Angel Sainz-Maza, centrocampista interno di qualità con un campionato vinto all’attivo a Foggia; il difensore Filippini, scuola-Lazio, lo scorso anno titolare a Pisa; il centrocampista interno Mario Pugliese, dalla Carrarese; il difensore Loris Bacchetti, classe ’94, lanciato diciassettenne in B da Zeman a Pescara, che non ha più trovato fortuna; il centravanti Andrea Magrassi dal Ravenna, lo scorso anno in D a Matelica; il terzino destro Ferrara, ex Casertana. Tra questi, prima di gennaio, il solo Sainz-Maza trovava impiego con continuità, sia pur nel contesto di una stagione deludente a Lentini. Meno fortuna per Filippini (in parcheggio alla Lazio dall’estate) e Bacchetti, così come Ferrara. Magrassi, preso dal Ravenna, è una scommessa. Elementi che pur migliorando la qualità dell’organico non rendono una squadra che in partenza doveva salvarsi, automaticamente una candidata alla promozione.
Se il presidente che ha ordinato il ritiro dopo il 3-3 di Rende ha percepito questo (in totale buonafede, sia chiaro!), la “colpa” è proprio dell’allenatore.
Con i nuovi innesti nel motore, infatti, la Cavese è imbattuta. L’ultimo ko ad opera del Francavilla. Esattamente undici gare fa. Dopo la battuta d’arresto in terra brindisina una sinfonia di vittorie sonanti, di pareggi esterni importanti (i 2-2 di Trapani e Castellammare su tutti, con le vespe che non prendevano gol da dieci turni) ed una sinfonia di movimenti in campo che ricorda i tempi d’oro del boemo (ve ne alleghiamo qualche esempio in fondo alla pagina). In questo contesto, l’esplosione definitiva di Giuseppe Fella, che oltre ad aver quasi eguagliato con meno partite giocate il numero di segnature dello scorso anno in D sembra aver trovato una propria dimensione importante, diventando uomo-mercato per la prossima sessione. Proprio questa sfilza di risultati, annaffiati dallo champagne di un gioco spettacolare e redditizio, hanno finito paradossalmente per far sembrare l’organico della Cavese più forte di quello che è nella realtà dei fatti, con uomini di categoria che nel sistema-Modica brillano come diamanti a cento carati.
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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